Davvero le aree montane hanno bisogno del baby-sitter che spieghi loro come fare ciò che fanno da sole da secoli? Nasce la figura dell’“assistente di borgata”, racconta un articolo di Italia che Cambia, con il compito di “Connettere le comunità locali, aiutare e facilitare le relazioni tra le persone, oltre che attivare reti promuovendo progetti di sviluppo”, e di fare da “punto di riferimento per le comunità montane”.
Personalmente, queste nuove figure “professionali” mi lasciano addosso un forte senso di fastidio. Pare infatti che sia concezione diffusa che le comunità di aree interne e di montagna abbiano bisogno del baby-sitter concettuale venuto da fuori a insegnar loro come fare rete e creare comunità, cosa che hanno fatto benissimo da sole per secoli e che hanno continuato a fare fino a pochi decenni fa, quando dalla pianura hanno deciso che tutti i servizi essenziali dovevano scendere a valle, anziché restare in quota, dove “rendevano meno”.
Fa niente se proprio in quanto più isolate, le comunità di montagna siano sempre campate per secoli proprio grazie alla capacità di fare rete sul territorio e di costruire percorsi di gruppo che in larga parte persistono ancora oggi.
Fa niente se basta arrivare in un qualunque paese di montagna e rimboccarsi le maniche (per lavorare concretamente, o per ascoltare senza pregiudizi di sorta) per rendersi conto dell’intricata rete di rapporti sociali e informali che tiene tutt’ora vivi i territori e che sopperisce in larga parte alle carenze amministrative.
Non importa, perché ora i montanari vanno istruiti, vanno spiegate loro le cose come si fa con chi è un po’ indietro, poverino: sia mai che prima li ascoltasse, i montanari, si ascoltassero le loro esperienze e il loro vissuto, li si lasciasse parlare e si chiedesse loro di cosa avrebbero più bisogno, invece che propinare figure professionali di dubbia utilità ma buone per indorare ancora un po’ la retorica delle Terre Alte e dei montanari che insomma, folkloristici quanto ti pare, ma meglio educarli un po’ al vivere civile, eh?
Forse sarebbe più utile riportare in quota i servizi centralizzati e lasciare a ogni paese la dignità di vivere (o di morire, ché non è che ogni borgata deve necessariamente essere tenuta in vita artificialmente in eterno… ) costruendo da sé i propri percorsi, anziché inserire figure esterne che a me personalmente paiono l’ennesima speculazione sulla montagna da parte di chi di montagna ci parla anziché viverci davvero, un’ennesima appropriazione e spoliazione di dignità.
Erica Balduzzi, 15 novembre 2021