Non ho mai amato le “giornate internazionali di…”. E non amo particolarmente neppure la Giornata Internazionale della Montagna, perché dietro la – sacrosanta e necessaria- volontà di sensibilizzare su tematiche che condivido e sull’importanza ambientale, economica e sociale delle terre alte, mi pare si celi sempre il desiderio istituzionale di appuntarsi una medaglia al petto per un giorno, salvo poi tornare ai soliti meccanismi speculativi quello successivo.
Le montagne convivono da sempre con l’ipocrisia di chi a fasi alterne le sfrutta o le ignora, e nel mezzo ci resta (o se ne va) la gente che le abita: eroi, vengono talvolta descritti i montanari di oggi, resistenti, resilienti. Ribelli e coraggiosi controcorrente, che scelgono i pendii e le vette e i paesi per gettare radici e fermarne l’abbandono.
Ormai lo sapete come la penso: e cioè che nessuno dovrebbe essere considerato e trattato da eroe se prima non gli viene assicurato il diritto di essere cittadino. E questo spesso alle genti delle terre alte è ed è stato negato: se ti devi fare un’ora di pullman per andare a scuola fin dalle elementari, stai usufruendo del medesimo diritto allo studio di chi abita altrove? Se non hai un dottore vicino, una farmacia, un qualunque presidio medico, hai davvero il diritto alla salute? Se paghi le stesse tasse di un’attività in centro alla metropoli ma hai un quarto o anche meno dei servizi e il doppio o il triplo dei disagi di rifornimenti, si può davvero parlare di equità?
Parliamo di montagna, oggi, e parliamone anche domani e dopodomani. Ma non per celebrarla, ‘ché le montagne non hanno bisogno di celebrazioni ma di attenzione e di ascolto e di lungimiranza. Parliamo di montagna, oggi, e rendiamoci conto che i paesi e le valli e le borgate vuote non sono state abbandonate per sfizio ma per impossibilità di viverci dignitosamente, e chi ci ritorna o sceglie di restare ha coraggio, sì, ma c’ha pure diritti da reclamare, mentre si prende cura di territori che tutti gli altri ignorano, dimenticano, spolpano fino all’osso salvo poi arrivare, puntuali come il Natale, a battere cassa…