Se si arriva a Prizzi a piedi, lungo il tracciato della Magna Via Francigena che percorre l’entroterra della Sicilia tra Palermo e Agrigento, il paese compare soltanto dopo una lunga salita che lo prende alle spalle: non lo vedi fino a quando non ci sei, giri una curva ed eccolo lì, una cascata di case color del miele e di tetti chiari a digradare lungo la montagna a circa mille metri di quota, lo sguardo aperto sui Monti Sicani e sull’ampia valle del Sosio. Sembra sospeso sul tempo, Prizzi, e forse un po’ lo è davvero: fa parte di quelle aree interne siciliane ancora per niente battute dal turismo di massa, paesi dalla storia antichissima che oggi cercano di valorizzare le proprie potenzialità grazie soprattutto all’impegno e alla perseveranza di pochi gruppi di cittadini, giovani appassionati e dallo sguardo lungo sul territorio, e che qui – dopo essersene talvolta andati – vogliono restare e costruire. «Molti di noi hanno avuto esperienze di studio fuori dal paese, al Nord oppure all’estero, e poi hanno scelto di tornare. E forse è stato proprio l’occhio “da fuori” a farci rendere conto che questo territorio ha infinite potenzialità», spiega Salvatore Greco, fondatore e presidente dell’associazione Sikanamente che cerca di costruire reti e opportunità di scambio e incontro a Prizzi e nel territorio sicano nel suo complesso.
«Abbiamo provato a costruire qui ciò che ci pareva funzionasse fuori: uno slancio fatto dai giovani, per i giovani. Nella speranza, forse, che questi nostri paesi possano essere attrattivi, vivi, partecipati e non solo terre di emigrazione».
[Questo articolo è stato pubblicato su L’Altramontagna il 22 giugno 2024]
Sikanamente, per promuovere il territorio dei Monti Sicani
Classe ’86, con alle spalle studi di filosofia ed esperienze all’estero e radicatamente legato al suo territorio – legame, questo, che si concretizza anche nella passione per la “sua” campagna, e nella produzione amatoriale di vino – Salvatore si divide oggi tra l’insegnamento a scuola, il lavoro nella cartoleria di famiglia nel cuore di Prizzi, l’ospitalità di pellegrini e viaggiatori presso la sua “Casa di Kokalo” e soprattutto l’attività con Sikanamente, che ha fondato nel 2017 insieme a un gruppo di amici.
L’associazione organizza eventi e festival di musica, gestisce strutture a uso della collettività nel cuore del paese, promuove la fruizione e la conoscenza del territorio in partnership con progetti internazionali e valorizza il turismo lento lungo le vie di cammini siciliani. «I Sicani erano il popolo indigeno che abitava questa zona della Sicilia centro-occidentale, e da cui hanno preso il nome questi monti» racconta Salvatore. «Come associazione, abbiamo scelto un nome che parlasse del territorio nel suo complesso, e non soltanto del paese di Prizzi, proprio per dare ampio respiro alle attività, per ampliare il più possibile la rete e promuovere i Sicani a 360 gradi, coprendo indicativamente l’area in cui è attivo il GAL dei Sicani, cioè da Prizzi fino al Mediterraneo a sud».
L’associazione oggi conta all’incirca 200 soci sparsi nel mondo, di cui una decina attivi, e fa parte della Rete RIFAI (Giovani Facilitatori Aree Interne) e del progetto Catalizzatori promosso dal GAL Sicani, altra rete di attività giovanile volta a favorire il monitoraggio di comunità su diversi problemi del territorio, ad esempio gli incendi.
«Fare rete per noi è fondamentale, è la conditio sine qua non per costruire qualcosa di utile per i nostri paesi» continua Salvatore «Ci siamo accorti che quest’area, come tanti altre aree interne dopotutto, continua a subire spopolamento, abbandono, emigrazione, perdita di servizi. Meno presenza significa meno cura, e meno cura significa anche spazzatura, aumento del rischio di incendi, difficoltà nel mantenere strade e sentieri… L’associazione è il nostro modo di fare politica attiva, di mostrare alla gente che c’è una possibilità, che ci può essere un modo per invertire la rotta».
Il ruolo della Magna Via Francigena
Importantissima, per Prizzi, è stata la creazione – da parte dell’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia – della Magna Via Francigena, percorso di pellegrinaggio di 180 chilometri circa a collegare Palermo con Agrigento, che taglia il cuore rurale e interno della Sicilia e tocca paesi e territori che il turismo di massa non sanno neanche che cosa sia, mostrando ai camminatori paesaggi vastissimi di campi di grano, masserie, montagne e borghi arroccati.
«La Magna Via è stata inaugurata nel giugno 2017» spiega Salvatore «Io avevo avviato da poco un primo esempio di ospitalità privata in paese, aprendo ai pellegrini la “Casa di Kokalo”, cioè spazi letto con cucina nel cuore del paese, il cui nome deriva da quello del re sicano che, secondo la leggenda, ospitò Dedalo in fuga da Minosse. Fui molto incuriosito dalle prospettive che il cammino apriva per il nostro territorio, e così mi sono offerto per dare una mano ai comitati del tracciato per quanto riguardava Prizzi e le zone limitrofe. I numeri di questo percorso parlano da sé: nelle nostre aree interne di montagna, il cammino porta più di duemila persone all’anno… Un risultato che nessuno prima aveva ai raggiunto, e che pian piano sta aprendo gli occhi sul valore che un certo tipo di turismo può portare a luoghi come i nostri, non attrezzati per le grandi folle ma capaci di accogliere viaggiatori lenti, interessati a scoprire anche le tradizioni e le comunità vive dei luoghi che attraversano. È un cammino che ha dato speranza al territorio».
«Forse» aggiunge «servirebbero in generale amministrazioni comunali più lungimiranti, capaci di vedere e valorizzare il potenziale implicito di progetti di questo tipo. Progetti che oggi funzionano solo grazie alla testardaggine e alla perseveranza di chi ci ha creduto fin dall’inizio, mettendosi in gioco in prima persona per provare a risolvere le criticità che un cammino giovane si porta appresso, soprattutto in territori ancora poco avvezzi a una simile tipologia di turismo».
Parole d’ordine: presidio del territorio e condivisione
Fondamentale, spiega ancora Salvatore, è il presidio sul territorio. Esserci, insomma, sia per chi abita e opera nel paese, sia per chi ci arriva, spesso a piedi e zaino in spalla. Sikanamente gestisce anche C.A.O.S. (Centro di Aggregazione e di Ospitalità Sikanamente, spazio di ospitalità specifica per i pellegrini della Magna Via Francigena) e un vecchio bar nel centro di Prizzi divenuto sede operativa dell’associazione e punto di aggregazione e un piccolo chiosco estivo nel parco urbano di Prizzi: una struttura, quest’ultima, che versava in stato di abbandono e che ora – grazie al lavoro dei volontari dell’associazione – è diventata un luogo restituito alla collettività, a disposizione di associazioni ed eventi legati alla musica, oppure alle degustazioni.
«Abbiamo inoltre accolto in paese gruppi di volontari europei nell’ambito di progetti internazionali di scambio» prosegue Salvatore. «Insieme al Circolo ARCI Pace e Bene del paese di Milena e coinvolti dall’associazione STRAUSS di Mussomeli, infatti, abbiamo partecipato al bando del Corpo Europeo di Solidarietà, tramite il quale riusciamo a portare in Sicilia gruppi di giovani da tutta Europa, per camminare e scoprire il patrimonio dei nostri territori».
Andarsene, per tornare con nuovi sogni
«Sono stati fatti tanti passi in avanti» dice ancora Salvatore «Ma servirebbero ancora più attività capaci di dare dinamicità al territorio. Manca un ambiente diciamo “universitario”, culturalmente più aperto al nuovo, abbiamo bisogno si rimescolare le carte su tutti i punti di vista. Manca, credo, l’alternativa a ciò che si è sempre fatto. Noi proviamo a costruirla, ma è difficile: a volte si ha l’impressione di dover elemosinare quello che ci spetterebbe, cioè servizi, cultura, partecipazione, slancio».
Una cosa, tuttavia, Salvatore ci tiene a sottolinearla: «È vero, io sono tornato e rimasto. È vero, con Sikanamente vogliamo creare più opportunità così che non tutti si sentano obbligati a fuggire. Ma ai giovani dei nostri territori vorrei dire questo: non vi voglio qui a forza. Andatevene, studiate, fate esperienze, e poi tornate carichi di nuovi sogni, nuove idee, nuove prospettive. È questo, ciò di cui i nostri paesi hanno bisogno».