domenica , 24 Novembre 2024
Alla Fontana dell'Olmo | Montanarium

Alla Fontana dell’Olmo

In piedi nel prato, con i capelli raccolto in una coda bionda e lo sguardo concentrato nella vastità che la circonda, Silvia Bregliano mi ricorda un po’ una regina che monitori il funzionamento del suo regno: gli animali, la fienagione, gli ospiti nelle stanze, le incombenze quotidiane della vita agricola di montagna. Attorno ai piedi le scodinzola il cane Pepe, vecchietto e affettuoso. Il marito Matteo Oliva, ci spiega Silvia, è dovuto scendere a valle a portare il latte per fare il formaggio, e i due figli sono per qualche giorno con i cugini.

Di Silvia mi colpisce soprattutto il sorriso, un sole vivace che illumina tutto il volto. Poi, la consapevolezza di ciò che questa giovane donna forte ha costruito insieme al marito: la Fontana dell’Olmo, azienda agricola, agriturismo, fattoria didattica e sociale, allevamento e progetto di vita. Mille cose in una, ma una soprattutto che le racchiude tutte: un luogo magico da chiamare casa.

Quassù, sui pendii meriggiati di Drego, tra il profumo dell’erba estiva e scorci amplissimi fin dove giungono i sospiri del mare. E dove questa giovane coppia visionaria e intraprendente vorrebbe far crescere i propri figli, immersi nella splendida natura dell’alta Valle Argentina ligure.

Un sogno in alta quota

«Quando abbiamo avviato questo progetto, in tanti ci hanno detto che eravamo pazzi», racconta Silvia. «Chissà, forse lo siamo per davvero. A volte me lo dico anche io, con tutto quello che c’è da fare. Ma non torneremmo mai indietro».

Sotto di noi, poco più giù lungo il pendio, le costruzioni in pietra della Fontana dell’Olmo tremolano nella calura della piena estate, appena mitigata dalla brezza fresca che qui, a 1100 metri sul livello del mare, non manca mai, nemmeno nelle giornate più torride. «La proprietà principale era di mio suocero Sergio, che ci ha aiutato a recuperarla», spiega Silvia, indicandoci l’edificio più grande. «Pian piano abbiamo acquistato anche gli altri ruderi e li abbiamo trasformati nelle stanze per gli ospiti. Abbiamo fatto tutto noi. Vedi, da una laurea in scienze politiche e lettere e filosofia, al dare la malta sui muri per tirare in piedi il nostro sogno», ride la ragazza.

Non c’è alcun rimpianto nelle sue parole, solo una vaga ironia su dove il destino e le scelte della vita li hanno portati. O riportati, nel caso di Matteo: lui è originario di Agaggio, poco più a valle, e il sogno di tornare in montagna e restituire vigore alle sue radici ce l’aveva in testa da un po’. Silvia invece è nata sulla costa, ma condivideva lo stesso sogno di Matteo. Così, eccoli qua, con lo sguardo sempre orientato in avanti.

«Vorremmo arrivare al massimo dell’autoproduzione possibile», racconta la ragazza. «E ci piacerebbe poter vivere quassù tutto l’anno, non soltanto nei mesi estivi: oggi, però, questo non è possibile perché la strada che sale a Drego viene chiusa durante l’inverno, e i bimbi devono andare a scuola. Abbiamo già provato più volte a chiedere una deroga di transito al comune, ma… Un passo alla volta».

Un passo alla volta

Il primo passo è stata l’azienda agricola, aperta nel 2005. Alla Fontana dell’Olmo Silvia e Matteo, con l’aiuto di Sergio, allevano pecore brigasche e mucche cabannine (entrambe razze locali liguri in via di estinzioni), ma anche capre camosciate delle Alpi, conigli, galline e due asinelli. Coltivano anche frutta, verdura, uva e olive senza usare alcun tipo di pesticidi o additivi chimici, e producono formaggio e latticini.

Il secondo passo, invece, sono state le tre stanze – Camera Camoscio, Camera Marmotta e Camera Lupo – ricavate nelle antiche malghe in pietra un tempo usate dai pastori dell’alpeggio di Drego e oggi abitate da maggio a ottobre da ospiti italiani e stranieri, attratti dalla possibilità di godere per qualche giorno di una silenziosa vastità altrove ormai scomparsa. «Andagna è il paese più vicino e dista 4 chilometri. Di mezzo ci sono venti minuti di auto tra curve e tornanti», racconta Silvia. «Significa che qui la vita è quella di montagna: la corrente arriva dall’impianto fotovoltaico, l’illuminazione è a bassa tensione e chiediamo ai nostri ospiti di non sprecare l’acqua, derivata dalla piccola sorgente che dà il nome alla tenuta».

Siccome non c’è due senza tre, nel 2012 Silvia e Matteo aprono il punto ristoro: non a Drego questa volta, ma ad Agaggio Inferiore, frazione del comune di Molini di Triora. A cucinare è Matteo, che ha imparato da sua nonna e propone piatti e preparazioni tipiche della cucina ligure, del territorio e della cucina bianca contadina, quella di un tempo, a basa soprattutto di formaggio, pane, e pochissima carne rossa.

«Sai qual è la cosa migliore? E’ la soddisfazione di quando la gente mangia da noi e poi ci dice: “sembra di riassaporare i piatti della nonna”», spiega Silvia. «Non ci consideriamo cuochi o chef: siamo solo innamorati del nostro territorio, e nel punto ristoro serviamo solo i piatti freschi, i prodotti dell’agriturismo, i frutti di questa terra bellissima e ricca».


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