Sono tornata a Monte Isola dopo anni di assenza. Nei miei ricordi, c’era una terra verde-azzurra, montagna nell’acqua e tra altre montagne e placidi gabbiani sui piloni dei porticcioli silenti, tranquilli. Un’isola lacustre sospesa sul ciglio dell’acqua, e dalla schiena massiccia e rocciosa, come un’antica tartaruga.
Non ci ero tornata durante l’invasione del 2016, quando l’installazione di Christo “The Floating Piers” per settimane l’aveva riempita di turisti, perché non ho mai amato le folle che si impossessano voraci di luoghi altrimenti silenziosi: e così Monte Isola mi era un po’ scivolata via dalla memoria, si era nascosta e s’era fatta dormiente.
Quest’anno invece ci sono tornata. Per lavoro, in verità: dovevo realizzare un reportage per una rivista di viaggio. E solo quando, dal traghetto che collega il molo di Sulzano al borgo isolano di Peschiera Maraglio, ho visto approcciarsi la sagoma montuosa dell’isola mi sono resa conto che in fondo mi era mancata. E che era tempo di raccontare di nuovo questa piccola terra minuta, romantica e aspra al tempo stesso…
Monte Isola: Prealpi o Liguria?
Un’isola (abitata) in Lombardia. Non solo: nel cuore montano della regione, tra le province di Brescia e di Bergamo. Possibile? Certo che sì! Monte Isola sorge nel lago del Sebino, comunemente noto come Lago d’Iseo, ed è a tutti gli effetti l’isola lacustre più grande d’Italia e una delle più vaste d’Europa: inserita tra i Borghi più Belli d’Italia e composta da dodici borgate spezzettate tra bordo lago ed entroterra isolano, Monte Isola è rurale e marinara, lago e montagna… Un coacervo di morbide contraddizioni condensate in poco meno di 13 km quadrati.
Sapete una cosa? La verità è che me ne sono innamorata.
Già, perché c’è qualcosa di straniante nel sentire l’accento bresciano e nel vedersi circondati dalle Orobie… Ma scorgere al contempo piante di limoni, pendii di ulivi che digradano nell’acqua azzurrina del lago, filari di viti cariche di frutti e agavi dalle grosse foglie carnose. Santo cielo, ho pensato, siamo nelle Prealpi o sulla costa ligure? L’atmosfera, a Monte Isola, è esattamente questa. Viottoli affiancati da roventi muretti a secco. Paeselli pietrosi aggrappati alla roccia. Declivi di prati montani e boschi di castagni che però, in basso, cedono il passo a vegetazione e profumi e suoni da macchia mediterranea: piante aromatiche, sciabordio d’acqua, frinire di cicale, passi crocchianti di erba secca.
Sensole Siviano porto Olzano
Un’isola e due anime diverse
Credo che l’unico modo per comprendere Monte Isola – al di là del suo essere oggettivamente bellissima, rilassante, morbida, un piccolo paradiso incastonato tra le montagne e protetto dal lago: sembra la location per una fiaba – sia viverne prima un’anima, e poi l’altra. Non mischiarle, perché se ne uscirebbe confusi e straniti, con la sensazione che l’isola stia sfuggendo dalle mani come sabbia.
E allora, cominciamo dal lago e dai suoi paesi: piccoli e affascinanti gruppi di case strette, porticcioli dai piloni bianchi e azzurri, naèt (le barche tipiche in legno) che ondeggiano ai moli e (forse) qualche agone ancora appeso a essiccare al sole, sotto i porticati delle vecchie abitazioni di pescatori. Ed ecco allora il bel borgo di Peschiera Maraglio (è il più comodo punto d’accesso all’isola: da Sulzano in traghetto ci si mettono cinque minuti, e ci sono corse ogni quindici minuti), l’abitato di Sensole sovrastato dalla Rocca Martinengo, e poi a proseguire Menzino, Sinchignano e Siviano… Splendido quest’ultimo, punto nevralgico dell’isola perché vi si trovano il comune, la scuola e i principali servizi, e perché il suo porticciolo – raggiungibile tramite scalette sassose e praticamente verticali – è un piccolo aggregato di case tradizionali in pietra e scorci romantici su ville a bordo lago. Da Siviano infine si raggiunge Carzano, forse il più caratteristico degli insediamenti lacustri di Monte Isola, con le sue esplosioni di buganvillee addosso alle case, e da qui il giro si conclude, si torna a Peschiera Maraglio, e il cerchio a filo d’acqua è chiuso. In due ore massimo fate tutto il giro, e la strada è pianeggiante e comoda.
Carzano
E poi, l’entroterra isolano. Il cuore dell’isola. Il territorio in cui Monte Isola svela la sua anima rurale, montana, agreste. Per quanto abbia amato il lago – e per quanto esso sia sempre presente, con un baluginio azzurro, pure in ogni scorcio dell’entroterra – è “dentro” che mi è parso di scoprire l’isola più autentica, la chiave di volta per comprenderla.
Ci sono sentieri ben tenuti, boschi lussureggianti che si aprono in piccoli prati dove ancora si fa il fieno, orti protetti da muretti a secco, santelle sbiadite dedicate alla Madonna. e poi ci sono i paesi: Senzano, Novale, Olzano, Masse e Cure… Quest’ultimo è l’abitato più alto dell’isola, quello dal carattere più rustico, e “protegge” l’accesso al santuario della Madonna della Ceriola, sulla sommità della montagna: un luogo di devozione, certo, ma anche di celebrazione di una natura gloriosa. Da quassù si copre con un solo sguardo tutto il lago e tutte le montagne circostanti, fino al massiccio dell’Adamello.
Novale Cure
Alcune informazioni sparse su Monte Isola
- Sull’isola non circolano automobili. Nemmeno quelle dei residenti, che possono usare solo i motorini. Chi ha un negozio o un’attività, ha la possibilità di usare un furgoncino, ma sono comunque pochi: ne risulta che l’isola si gira soprattutto a piedi oppure noleggiando le biciclette (ma attenzione: non sono bici elettriche, e soprattutto nell’entroterra le pendenze si fanno sentire!).
- Monte Isola era famosa già nell’antichità per due cose soprattutto: la realizzazione di ottime reti da pesca (tant’è che la nascita di figlie femmine, qui, era vissuta come una benedizione: erano le donne e le bambine a intrecciare le reti per conto dei retifici locali!) e l’essiccazione degli agoni, cioè le sardine di lago. A tutelare questo antico metodo di conservazione del pesce oggi è un presidio Slow Food.
- Ogni cinque anni, i paesi di Carzano e Novale organizzano una festa conosciuta in tutto il lago: la Festa della Santa Croce, durante la quale tutto il paese viene addobbato con vere e proprie cascate di fiori di carta realizzati dalle donne locali! Arcate di legno vengono allestite nelle vie, coperte di rami di pino e riempite di fiori: il colpo d’occhio è stupendo! La festa nasce da un voto, fatto dagli abitanti nel 1836: essi pregarono infatti di essere liberati dall’epidemia di colera che stava decimando il lago, e in cambio avrebbero organizzato ogni cinque anni una grandiosa processione con festa. Pare abbia funzionato, perché la tradizione va avanti ancora oggi… Con solo due eccezioni: la ricorrenza saltò infatti nel 1945 (a causa della guerra) e nel 2020 (a causa del Covid). La prossima edizione sarà nel 2025.
Fiori della Santa Croce