Durante il cammino in Sicilia, mi sono trovata a scontrarmi spessissimo con il senso del limite.
E con “limite”, intendo il limite mio: ciò che riuscivo a fare, ciò che dovevo superare, ciò che non riuscivo a superare. La fatica, lo scoramento, gli imprevisti, le paure. L’immagine di me che mi restituivano le scelte del proseguire, o dell’Interrompere. Un cammino ti misura, ti mostra a te stessa.
Ma intendo anche limite dei territori. E qui forse il discorso è più ambiguo. Abbiamo attraversato luoghi di bellezza inenarrabile, paesi-presepe, ampiezze da togliere il fiato: ondulazioni montane e agricole infinite, masserie, campi di frumento rigogliosi. Ma abbiamo attraversato anche luoghi complessi, controversi, che mostravano apertamente le proprie criticità senza camuffarle con makeup turistico. Abbiamo attraversato zone decisamente non turistiche, e quindi autentiche in un modo che sfugge alle logiche dei social.
Sui social “autentico” viene visto come incontaminato e puro, ma nella realtà “autentico” non significa necessariamente bello, fotografico, attrattivo. Può significare anche faticoso, con pochi o nulli servizi, sfiancato, trascurato.
Può significare – e spesso è così – anche difficile per chi quel luogo lo vive, depresso, impoverito. Può significare che chi vuole costruire nuovi percorsi (anche con turismo lento e sostenibile) si scontra con un immobilismo e un disinteresse generalizzato faticosissimi da scalfire, e con un continuo mediare tra esigenze di chi arriva ed esigenze di chi c’è già e magari non vuole diventare il format di autenticità patinata a uso e consumo di chi viene in zone difficili per cercare fascinazioni retrò e incontaminate dal presente.
Insomma, ho sentito sulla pelle la discrepanza tra ciò che chi arriva si aspetta di trovare nei luoghi “autentici “ (e non è forse uno sguardo paternalistico e un po’ coloniale?) e ciò che è davvero. Ed è un contrasto fortissimo e netto tra chi cerca di sollevare i propri territori con sguardi lunghi e attivi, e chi invece vorrebbe solo viverci da cittadino, a prescindere dai turisti, dai visitatori, persino dei pellegrini. È un limite, da capire prima che da giudicare.