giovedì , 21 Novembre 2024

Fare rete come antidoto al turismo di massa: la storia di Val di Fiemme Outdoor

«Tutto è partito dalla passione per l’aria aperta, che ci ha sempre accompagnato, e dal desiderio di costruire per il nostro territorio qualcosa che fosse in controtendenza con il turismo di massa, con la legge dei grandi numeri e dell’overtourism». A parlare sono Aldo e Federica, trentini di origine e fondatori di Val di Fiemme Outdoor, piccola azienda con base a Cavalese (TN) che si propone di organizzare e accompagnare i partecipanti in attività outdoor sul territorio, dalle escursioni in montagna ai tour fluviali, dalle ciaspolate al rafting, con un obiettivo: sostenere uno sviluppo turistico dolce, a misura di luoghi e di stagionalità, capace di incentivare una fruizione della montagna sostenibile e al contempo di creare rete tra professionisti, dimostrando che un’alternativa ai grandi numeri è possibile e auspicabile.

[Questo articolo è stato pubblicato su L’Altramontagna il 15 giugno 2024]

Vivere e lavorare nella montagna di casa

La storia di Val di Fiemme Outdoor inizia qualche anno fa, nel 2019, quando Aldo e Federica hanno deciso di trasformare la passione per la montagna in un lavoro: guida di rafting con varie esperienze su tutto l’arco alpino lui, laureata in sociologia e con alle spalle l’esperienza nell’azienda ristorativa di famiglia lei, hanno coniugato il desiderio di restare a lavorare “in casa” con l’amore per un territorio bellissimo ma, troppo spesso, sottoposto alle pressioni di un turismo eccessivo, talvolta addirittura predatorio.

«Entrambi abbiamo sempre vissuto l’aria aperta come una parte importante della nostra vita» spiega Federica «Così abbiamo deciso di trasformarla in un lavoro, non soltanto a diretto vantaggio nostro ma a favore del luogo che amiamo, e che ci ha uniti in un percorso che sta diventando un vero e proprio contenitore di professionisti diversi, dalle guide alpine agli accompagnatori di media montagna».

Nello specifico, Val di Fiemme Outdoor si occupa soprattutto di attività fluviali, come attività in zattera o gommone, di trekking in montagna ed escursioni calibrate per livelli diversi e secondo percorsi anche stagionali: unisce guide alpine ed accompagnatori di media montagna, guide fluviali e di pesca, istruttori di parapendio e altre professionalità legate alla fruizione della montagna. Piccoli numeri, attenzione all’impatto sul territorio e collaborazione sono i capisaldi del percorso che Aldo e Federica hanno voluto avviare: lui si occupa dell’aspetto tecnico legato soprattutto alle esperienze fluviali, mentre lei gestisce le prenotazioni e la comunicazione, oltre che l’aspetto fotografico.

Fare rete per un turismo a basso impatto

«Fare rete e costruire connessioni per noi è sempre stato fondamentale» spiega Aldo «Perché riteniamo che sia l’unico modo per poter sostenere uno sviluppo turistico in controtendenza con quello legato ai grandi numeri e al turismo di massa. Soprattutto in un ambiente fragile e delicato come quello montano».

Un percorso, questo, che non è affatto scontato: «È vero, noi ci impegniamo a destagionalizzare la proposta, ma questo è possibile soltanto se anche altri professionisti – albergatori, ristoratori, negozianti – ci seguono nell’intento, perché solo così si può davvero offrire una proposta turistica variegata e interessante anche in bassa stagione. La cosa bella è che, tra i tantissimi operatori turistici della nostra regione, molti la pensano come noi e si sono già create belle sinergie con partner locali, come negozi di abbigliamento tecnico, produttori locali o B&B ben disposti a fare rete, e a provare a cambiare passo».

Sia Federica che Aldo ammettono che all’inizio non sapevano come sarebbe stata accolta la loro proposta, soprattutto perché si stava entrando nel periodo della massimizzazione mediatica dei luoghi e dei conseguenti picchi di folle anche in montagna. Non solo: con la loro neonata attività, hanno dovuto “sopravvivere” alla pandemia prima, e ai problemi di siccità fluviale poi. «Ma siamo stati piacevolmente sorpresi» dice Federica.

«C’è stata fin da subito molta richiesta per vivere il territorio in modo diverso, più attento, e oggi spesso ci capita di avere molto più interesse per le nostre attività di quanto riusciamo a gestire. Questo ci dà da pensare: è vero che esiste un turismo massificato, ma non è necessariamente vero che le persone cerchino soltanto quello… Spesso è l’unica cosa che trovano. Se invece c’è una proposta diversa, anche persone che sarebbero delle semplici fruitrici passive della montagna scoprono più cose, imparano nuovi modi per approcciarsi a questo territorio».

Turismo sostenibile in montagna: possibile?

L’attenzione alla sostenibilità per Val di Fiemme Outdoor è passata anche dalla scelta di aderire a Leave No Trace, organizzazione internazionale per la salvaguardia ambientale e la promozione di comportamenti virtuosi, e dall’ottenimento della certificazione Rafting Operation Accredited (ROA), rilasciata dall’International Rafting Federation. «Siamo statoi i primi in Italia a ottenere la certificazione ROA» spiega Aldo «Che valuta non soltanto la sicurezza delle attività fluviali proposte ma anche l’attenzione ambientale, la qualità dei materiali e la preparazione degli operatori anche sui temi di eticità e sostenibilità dei processi».

Per loro, tuttavia, una parte molto significativa dell’approccio sostenibile al turismo montano passa senza dubbio dalla riduzione dei flussi: «Tutte le attività all’aria aperta sono già di per sé sostenibili, e basterebbe agire quei comportamenti virtuosi e di buon senso che già ci insegnavano i nostri nonni, a cominciare dal fatto di non lasciare traccia del proprio passaggio» commenta Federica «Ma è fondamentale trovare il modo di ridurre i flussi turistici. Non si può pensare che un approccio di massa alla montagna non abbia impatti. Di contro, il turismo è un motore importante per l’economia delle terre alte, quindi la domanda è: come conciliare i due aspetti?». Loro, spiegano, ci stanno provando: con la destagionalizzazione, con l’uscita dalla logica dell’”alta stagione”, con la creazione di proposte per piccoli gruppi a più spalmate nel tempo e nello spazio, con la collaborazione.

«Alla fine la gente viene in montagna per questo: riprendersi spazi e tempi. Che senso ha farlo, se poi ci si ritrova in coda come in città? Lavoriamo su questo, tutto insieme: le potenzialità ci sono. Per tutti i territori montani».

Le foto a corredo dell’articolo sono state gentilmente concesse da Federica Simoni di Val di Fiemme Outdoor srl.

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